Nuova Riveduta:

Luca 16:24

ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma".

C.E.I.:

Luca 16:24

Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.

Nuova Diodati:

Luca 16:24

Allora, gridando, disse: "Padre Abrahamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito per rinfrescarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".

Riveduta 2020:

Luca 16:24

ed esclamò: 'Padre Abraamo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma'.

La Parola è Vita:

Luca 16:24

"Padre Abramo!" gridò il ricco, "Abbi pietà di me! Di' a Lazzaro che intinga la punta del suo dito nell'acqua e poi mandalo a rinfrescarmi la lingua, perché spasimo fra queste fiamme!"

La Parola è Vita
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Riveduta:

Luca 16:24

ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma.

Ricciotti:

Luca 16:24

Allora ad alta voce esclamò: - Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del suo dito per rinfrescare la mia lingua; perchè io spasimo in questa fiamma. -

Tintori:

Luca 16:24

E disse, gridando: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a bagnar la punta del suo dito nell'acqua, per rinfrescarmi la lingua, perchè io spasimo in questa fiamma.

Martini:

Luca 16:24

E sclamò, e disse: Padre Abramo, abbi misericordia di me, e manda Lazzaro, che intinga la punta del suo dito nell'acqua per rinfrescar la mia lingua; imperocché io son tormentato in questa fiamma.

Diodati:

Luca 16:24

Ed egli, gridando, disse: Padre Abrahamo, abbi pietà di me, e manda Lazaro, acciocchè intinga la punta del dito nell'acqua; e mi rinfreschi la lingua; perciocchè io son tormentato in questa fiamma.

Commentario abbreviato:

Luca 16:24

19 Versetti 19-31

Qui vengono rappresentate le cose spirituali, in una descrizione del diverso stato dei buoni e dei cattivi, in questo mondo e nell'altro. Non ci viene detto che il ricco abbia ottenuto i suoi beni con la frode o l'oppressione; ma Cristo mostra che un uomo può avere molte delle ricchezze, dei fasti e dei piaceri di questo mondo, eppure perire per sempre sotto l'ira e la maledizione di Dio. Il peccato di quest'uomo ricco è stato quello di provvedere solo a se stesso. Ecco un uomo pio, che in seguito sarà felice in eterno, nel pieno delle avversità e dell'angoscia. La sorte di alcuni dei più cari santi e servitori di Dio è spesso quella di essere molto afflitti in questo mondo. Non ci viene detto che il ricco gli abbia fatto del male, ma non troviamo che abbia avuto cura di lui. Ecco la diversa condizione di questo povero pio e di questo ricco malvagio, alla morte e dopo la morte. Il ricco all'inferno alzò gli occhi, essendo in preda ai tormenti. Non è probabile che ci siano discorsi tra santi glorificati e peccatori dannati, ma questo dialogo mostra la miseria senza speranza e i desideri infruttuosi a cui sono portati gli spiriti condannati. Sta per arrivare un giorno in cui coloro che ora odiano e disprezzano il popolo di Dio, sarebbero lieti di ricevere gentilezza da esso. Ma i dannati dell'inferno non avranno la minima attenuazione del loro tormento. I peccatori sono ora chiamati a ricordare; ma non lo fanno, non lo vogliono, trovano il modo di evitarlo. Come le persone malvagie hanno le cose buone solo in questa vita e alla morte sono per sempre separate da ogni bene, così le persone divine hanno le cose cattive solo in questa vita e alla morte sono per sempre allontanate da esse. In questo mondo, benedetto sia Dio, non c'è un abisso tra lo stato di natura e la grazia, possiamo passare dal peccato a Dio; ma se moriamo nei nostri peccati, non c'è modo di uscirne. Il ricco aveva cinque fratelli e avrebbe voluto che fossero fermati nel loro corso peccaminoso; il loro arrivo in quel luogo di tormento avrebbe aggravato la sua miseria, che aveva contribuito a mostrare loro la strada per arrivarci. Quanti vorrebbero ora ricordare o annullare ciò che hanno scritto o fatto! Coloro che vorrebbero far sì che la preghiera del ricco ad Abramo giustifichi la preghiera ai santi defunti, vanno molto lontano a cercare prove, quando l'errore di un peccatore dannato è tutto ciò che possono trovare come esempio. E di certo non c'è alcun incoraggiamento a seguire l'esempio, quando tutte le sue preghiere sono state fatte invano. Un messaggero dai morti non potrebbe dire di più di quello che è detto nelle Scritture. La stessa forza della corruzione, che fa breccia nelle convinzioni della parola scritta, trionferebbe su un testimone dei morti. Cerchiamo di attingere alla legge e alla testimonianza, Isa 8:19-20, perché questa è la parola sicura della profezia, sulla quale possiamo riposare, 2Pi 1:19. Le circostanze di ogni tempo dimostrano che nessun terrore o argomento può dare un vero pentimento senza la grazia speciale di Dio che rinnova il cuore del peccatore.

Riferimenti incrociati:

Luca 16:24

Lu 16:30; 3:8; Mat 3:9; Giov 8:33-39,53-56; Rom 4:12; 9:7,8
1Sa 28:16; Is 27:11; Giac 2:13
Is 41:17,18; 65:13,14; Giov 4:10,14; 7:37; Ap 7:16,17; 22:1
Zac 14:12; Giac 3:6
Is 66:24; Mat 25:41; Mar 9:43-49; 2Te 1:8; Ap 14:10,11; 19:20; 20:15

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